Turismo gastronomico.

La cucina del Ferrarese, le tradizioni gastronomiche e i prodotti tipici locali




Ferrara vanta un importante patrimonio enogastronomico fatto di sapori antichi, di piatti della tradizione, di prodotti IGP, DOP e DOC che la rendono meta interessante anche per viaggi e itinerari enogastronomici per tutti gli amanti del gusto più autentico. Tanti i prodotti tipici e le ricette famose in tutto il mondo. Tra questi 

ZUCCA VIOLINA
La varietà di zucca coltivata nel territorio ferrarese è la zucca violina. Il nome non ha niente a che vedere con il colore, che è di un arancione intenso, ma si riferisce alla sua forma, che ricorda la custodia di un violino. Coltivata in terreni ricchi di sostanze organiche, la zucca violina è pronta per la raccolta già nella seconda metà agosto. Ed è in questo periodo, infatti, che gli amanti della zucca hanno già i primi eventi da non perdere. Parliamo ovviamente della Sagra della zucca e del suo cappellaccio di San Carlo e di quella di Pontelangorino. Due buone occasioni per gustare le tante preparazioni che si possono preparare con la zucca!
La raccolta prosegue poi fino all’autunno (periodo in cui si tiene la sagra di Ostellato), stagione in cui la zucca va per la maggiore, forse perché l’arancione si abbina ai colori del fogliame, forse per la festa di Halloween o forse perché coi primi freddi una vellutata di zucca è decisamente l’ideale! 

Fonte www.saporiferraresi.it


CAPPELLACCI DI ZUCCA FERRARESI IGP
La storia dei cappellacci di zucca ferraresi inizia intorno al 1570 con la diffusione e la coltivazione di questo ortaggio arancione nelle campagne ferraresi. In ogni caso, per la prima testimonianza scritta di questo piatto dobbiamo aspettare il 1584, quando Giovan Battista Rossetti, altro scalco presso la corte estense durante il regno di Alfonso II d’Este, ne scrive la ricetta nella sua opera “Dello Scalco”: qui sono ancora chiamati “tortelli di zucca con il butirro” (ossia, il burro).
Ma da dove viene il nome “cappellacci”? Sembra che questo termine derivi dall’espressione dialettale caplaz, per la forma particolare della pasta che ricordano i cappelli di paglia dei contadini ferraresi, diffusi fino alla metà del secolo scorso. Dal Cinquecento a oggi, questa preparazione d’eccellenza ha acquisito un’enorme reputazione proprio grazie all’originalità della sua forma e ai sapori semplici e complessi al tempo stesso. Infatti, a sottolineare proprio l’eccezionalità del prodotto, nel 2016 arriva il riconoscimento dell’Indicazione Geografica Protetta e, con esso, anche un rigido disciplinare di tutela. 
Secondo il disciplinare, i cappellacci consistono in una pasta fresca ripiena, la cui sfoglia si ottiene grazie a una miscela di uova e farina di grano tenero e duro, e il cui ripieno è formato da un composto lavorato di polpa di zucca gialla, formaggio grattugiato e noce moscata. E al momento dell’immissione in commercio, il prodotto deve avere le seguenti caratteristiche:
  • Forma tondeggiante e ripiegata, con un colore tipicamente giallo della pasta all’uovo (con tonalità più intense in corrispondenza del ripieno di zucca).
  • Le dimensioni del singolo cappellaccio variano da 4 a 7 cm e hanno un peso compreso tra i 10 e i 28 g.
  • L’interno si presenta con un colore giallo dovuto alla colorazione di quella varietà di zucca matura.
  • La consistenza dell’impasto è media, tendente al morbido.
  • Il sapore è caratterizzato dal gusto tipico della pasta fresca con percezione dei contrasti tra il dolce della zucca, il salato del formaggio e l’aroma della noce moscata.

Fonte ilgiornaledelcibo.it. Leggi tutto l'articolo a questo link

LA COPPIA FERRARESE IGP
La storia racconta che nel 1536, in occasione di una importantissima cena offerta da Messer Giglio al Duca di Ferrara si incomincia a parlare di un pane intorto e ritorto. Nasce la Coppia quale simbolo di un'intera cultura, in un momento in cui l'umanesimo permetteva di superare le regole della pura sopravvivenza per abbandonarsi al piacere dell'estetica. Un corpo centrale e due crostini arrotolati che terminano a punta, leggera, fragrante: una vera opera d'arte della tavola che vanta innumerevoli tentativi di imitazione.Tentativi senza successo, perché privi delle chiavi del suo segreto: la sapienza di una tradizione secolare, la qualità degli ingredienti e dell'acqua, l'ambiente di lievitazione, la sua umidità e le temperature ideali dei forni e, infine, le mani dei mastri fornai ferraresi, abili e capaci di dare la vita a farina e acqua.
Improbabile passeggiare di mattina presto per le strade di Ferrara senza essere investiti da un piacevole profumo, impossibile poter resistere alla tentazione di entrare in un forno ed assaporare la fragranza della coppia.

Fonte ferraraterraeacqua.it


LA SALAMA DA SUGO FERRARESE IGP
Le origini del suo nome si perdono nella notte dei tempi quando compare per la prima volta in una lettera di Lorenzo de' Medici al Duca Ercole I d'Este, in cui il Magnifico ringrazia il principe di Ferrara per la salama da sugo che gli è giunta graditissima. La salama da sugo ha un sapore forte e, al tempo stesso, tra i più eleganti e suadenti della norcineria italiana. E' un impasto di carne suina macinata con vino rosso, sale, pepe nero, noce moscata, cannella e chiodi di garofano e altri ingredienti che nessun artigiano è disposto a rivelare. Viene stagionata per circa un anno e, proporzionalmente alla sua dimensione, cotta da sei a otto ore in acqua bollente. Come contorno ha bisogno soltanto di abbondante purea di patate o di zucca, che ben si abbinano alla polpa granulosa e al suo sugo piccante. Numerosi personaggi illustri hanno lasciato giudizi entusiasti su questo piatto tipico: da Mascagni a Ungaretti, da Bacchelli a D'Annunzio, da Greta Garbo a Mario Soldati.

Fonte ferraraterraeacqua.it




 

 


 

 



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